Lendinara (Łendinara in Veneto) è un comune italiano di c.a. 12.000 abitanti della provincia di Rovigo in Veneto. È un centro importante dal punto di vista storico, artistico, culturale e religioso.

Fin dal XVIII secolo, infatti, la città viene omaggiata con l'appellativo di "Atene del polesine" per i tesori artistici che racchiude. La sua storia, inoltre, si intreccia con quella del Risorgimento.

Molto rilevante e meta di pellegrinaggi è il Santuario della Beata Vergine del Pilastrello.

Lendinara è situata nel nord-est della penisola italiana nella parte medio occidentale del Polesine ed è attraversata dal fiume Adigetto, che la divide in due settori, da molti considerata proprio per questo “la piccola Venezia”. A nord il suo territorio è lambito del fiume Adige che la divide dalla Provincia di Padova. Dista dal capoluogo Rovigo 16 km.

Antichità

Che un primitivo centro esistesse già in età romana è dimostrato da numerosi ritrovamenti archeologici, quali urne cinerarie, lapidi, monete, vetri ed anche tracce di opere stradali ed idrauliche. Forse si ebbero insediamenti più antichi perché alcun reperti sembrano derivare la loro origine dal Medio Oriente.

Medioevo

Il primo documento storico riguardante la città risale all'870, quando il veronese Uberto Cattaneo ottenne dai carolingi la signoria sul paese, signoria che durò per più di quattro secoli. Già nel secolo XI Lendinara era "illustre Castello, arricchito di molte fabbriche e torri, colta popolazione", come la definì il Muratori. Il castello era collocato alla sinistra dell'Adigetto ed era circondato da fortificazioni che contenevano gran parte dell'abitato. Al di fuori delle mura si trovavano, invece, la pieve di Santa Sofia e il convento di San Biagio attorno a cui si andavano formando varie contrade. Lendinara era situata al centro di un territorio molto fertile e i suoi fiumi, Adige ed Adigetto, favorivano le comunicazioni. Lo sviluppo fu continuo e rapido con la costruzione di chiese e ville e la presenza di notai, famiglie cittadine nonché di un'organizzazione comunale sviluppata. Ebbe un podestà a partire dal 1225 e fu dotata nel 1321 del primo statuto in Polesine. La città venne distrutta da Ezzelinoda Romano nel 1246 a causa dell'amicizia dei lendinaresi coi San Bonifacio. Dopo questo incendio, un nuovo nucleo cittadino sorse attorno al grande complesso conventuale dei francescani, detto “San Marco”. Il convento fu soppresso definitivamente nel 1810, come l'Abbazia della Vangadizza di Badia Polesine. Verso il 1275, per un breve periodo, la città si resse a repubblica. I padovani acquistarono la città nel 1283 e la cedettero poi agli Estensi. In questo periodo fu eretto il “Granarone”, un grande deposito di vettovaglie. Il castello aveva una torre maestra di cinque piani, e una fossa che circondava tutto il paese, solo un ponte di legno raccordava il centro con la rocca. Quattro porte regolavano l'accesso alla città. Dopo esser stata venduta ai veneziani, per Lendinara il quattrocento fu il secolo d'oro per la cultura, i numerosi conventi della città ne furono custodi e diffusori. Nacque anche la grande scuola degli artigiani del legno dei Canozio, fra cui eccelse Lorenzo (1426-1477), autore di lavori in stile gotico.

Età moderna

Al fiorire congiunto di arte ed economia, seguì una maggiore tutela del territorio reso paludoso dalle frequenti alluvioni. Nel 1495 Lendinara ricevette il titolo di città. L'economia si sviluppò con l'incremento di produzione agricola. Nel cinquecento la città si era allargata ed arricchita di case signorili ed oratori. Nel seicento Lendinara divenne molto attiva e la popolazione, oltre che all'agricoltura, era dedita all'industria della lana e al commercio dei pellami. Il fenomeno culturale portò, nel 1695 alla fondazione della prima stamperia. Nel settecento la città si rinnovò con la ricostruzione di edifici pubblici e privati, mentre le strade e le piazze furono lastricate. Anche la cultura ebbe un grande impulso col fiorire della letteratura e il riemergere della lavorazione del legno. In questo periodo Lendinara fu chiamata “l’Atene del Polesine”.

Tra la fine del Settecento e tutto l'Ottocento la città fu dominata inizialmente dai francesi e successivamente dagli austriaci. Nel 1866 Lendinara divenne a far parte del Regno d'Italia, ma alla nuova condizione di libertà si contrapposero però delle notevoli difficoltà economiche che spinsero parte della popolazione all'emigrazione verso il Brasile. All'inizio del Novecento la città ebbe uno sviluppo industriale con la costruzione dello zuccherificio, di una fabbrica di concimi, di uno jutificio e canapificio e di un'industria alimentare. Attualmente l'industria è orientata verso l'arredamento, l'abbigliamento e le calzature pur risentendo della crisi generale di questi settori.
 

Itinerari consigliati:
Cosa visitare a Lendinara

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

Santuario della Beata Vergine del Pilastrello

Il Santuario della Beata Vergine del Pilastrello è un santuario mariano eretto in seguito ad avvenimenti miracolosi avvenuti nelXVI secolo, connessi all'acqua di una fonte che dimostrò avere poteri taumaturgici e che è stata deviata all'interno della nuova chiesa. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. La chiesa contiene numerosi affreschi e tele tra le quali un'opera di J. e D. Tintoretto.

 

Duomo di Santa Sofia

La chiesa di Santa Sofia è il Duomo di Lendinara. Secondo la tradizione sorse nel 1070 sulle rovine di un antico tempio come oratorio della famiglia Cattaneo. Intorno al 1674 in forte degrado, venne ampliata e restaurata secondo il progetto dell'architetto ferrarese Angelo Santini nel 1760. I lavori si trascinarono finché non venne coinvolto l'architetto lendinarese don Francesco Antonio Baccari a cui si deve il progetto della facciata. La chiesa è costituita da tre navate che confluiscono in una larga abside chiusa in alto da una cupola. L'interno è arricchito da numerose opere pittoriche.

A fianco del Duomo s'innalza la torre campanaria, di ben 92.5 metri, una delle più alte d'Italia. Venne realizzata tra il1797 e il 1857 anch'essa su progetto del Baccari.
 
Chiesa di San Biagio

L'elegante e neoclassica chiesa di San Biagio, per come si presenta oggi, risale all'ottocento ma è presente un oratorio dedicato a San Biagio a Lendinara fin dal Duecento, quando ad esso era annesso il convento degli Umiliati. La facciata della chiesa è caratterizzata dalle quattro colonne del pronao che sostengono il frontone decorato da statue ai vertici. Le due ali laterali sono delimitate da ampie arcate a pieno centro. Da una di queste si erge il campanile risalente al sec. XVII. L'interno è diviso in tre navate e modulato da imponenti colonne. Gli altari laterali sono decorati con pale di autori quali il Lazzarini, lo Zanchi e del tardomanierista Andrea Vicentino; l'altar maggiore contiene sculture di artisti lendinaresi.
Vi sono anche affreschi dell'Aldiverti.
 
Chiesa di San Francesco (già di Sant'Agata)

La chiesa di San Francesco venne fondata nel 1486 per il convento delle monache benedettine cassinesi e dedicata a Sant'Agata. Dopo svariate vicende la chiesa è stata affidata ai frati Cappuccini che ne hanno cambiato la dedicazione da Sant'Agata a San Francesco. La chiesa è a navata unica, ritmata da paraste di ordine ionico ed ha un profondo presbiterio ai lati del quale sono presenti due ambienti adibiti a coro. La facciata a due spioventi viene delimitata da lesene ed è dotata di un rosone centrale e di un portale architravato con portico, aggiunto nel novecento. All'interno la chiesa contiene numerose opere pittoriche.

Chiesa di Santa Maria e Sant’Anna

La chiesa di Santa Maria e Sant'Anna che sorge in una suggestiva piazzetta venne edificata nel 1433 per volere di Anna Bollato Falconetti. Nei sec. XVI e XVII era presente presso la chiesetta un convento di Suore Benedettine. Nel 1799 venne occupata dai Russi che vi celebravano i riti ortodossi. La chiesa venne restaurata nell'Ottocento per volere e sotto la sovrintendenza di don Gaetano Baccari. La facciata in mattoni a vista venne, poi, rinnovata negli anni trenta del Novecento. L'interno consiste in una navata unica con due piccoli cori e due altari ai lati del presbiterio. Sull'altar maggiore è posta una tela del 1816 di Giovanni Baccari dedicata a Maria Vergine che porge il Bambino a Sant'Anna, San Giuseppe, San Gioacchino, e San Iacopo. Sull'altare di sinistra è collocata un'opera di un anonimo pittore tardomanierista raffigurante La chiamata di San Matteo. Sull'altare di destra, invece, è presente l'interessante tela di ispirazione fortemente controriformista Madonna del Carmine che appare a Santi, re, doge e anime del Purgatorio (1614 ca.) di Andrea Vicentino.

Chiesa di San Giuseppe

La piccola chiesa di San Giuseppe sorge a pochi passi dal Duomo. Venne costruita intorno al 1500 ed inizialmente venne dedicata a Santa Maria delle Grazie. Fu sede della Confraternita dei Flagellanti. Finita in degrado tanto da diventare un fienile venne messa all'asta per poi essere acquistata e restaurata da don Francesco Antonio Baccari che la fece ornare con pitture e vi pose preziose reliquie donategli da Papa Leone XII. Nel 1822, dedicata al transito di San Giuseppe, venne riaperta al culto come battistero del Duomo. All'interno della chiesa sono presenti copie di dipinti di scuola bolognese e romana del sec. XVIII realizzate da artisti dell'Accademia di San Luca, la tela raffigurante il transito di San Giuseppe (1820) e l'ovale con San Vincenzo de' Paoli entrambi opere di Andrea Pozzi nonché le quadrature e le pitture murali raffiguranti La fuga in egitto e la Presentazione di Gesù al tempio (1822) opere del pittore veneziano Giovanni Fassini.

Chiesa di San Rocco

Poco fuori dall'abitato lungo la strada che conduce a Rasa si trova la chiesa di San Rocco. Venne costruita nel 1516 per volere del Consiglio Comunale come ringraziamento a San Rocco per lo scampato pericolo della peste del 1511. Era annesso alla chiesa un convento di frati Serviti. Tra il 1923 e il 1927, divenuta di proprietà comunale, divenne Sacrario dei Caduti della Grande Guerra. All'esterno venne recuperato l'aspetto cinquecentesco mentre l'interno venne decorato con le pitture murali Storie della guerra del veronese Angelo Zamboni. Dove un tempo sorgeva il convento si trova oggi il suggestivo parco "delle Rimembranze". Nei pressi della chiesa si trova uno storico platano di grandi dimensioni a cui la popolazione è molto legata. Viene chiamato dai cittadini "l'alboron de San Rocco" ed è uno dei simboli della città.

Architetture religiose delle frazioni

    Chiesa di Sant'Andrea Apostolo (Rasa)
    Chiesa di San Barnaba Apostolo (Saguedo)
    Chiesa di San Giacomo Apostolo (Ramodipalo)
    Chiesa di San Nicola (Barbuglio)
    Chiesa di San Giuseppe e Santa Caterina (Molinella)


Architetture civili

Palazzo Pretorio

Si tratta di uno dei più antichi edifici estensi nel Polesine, esso infatti risale alla fine del Trecento. Nacque come castello, sede civile e militare dell'autorità estense, in un primo tempo, ed in seguito veneziana. È costituito dalla torre Maistra, alta 25 metri, e da un edificio più basso dotato di merli e di un grande portale. Venne utilizzato in tempi più recenti come carcere, tanto da essere spesso chiamato dai cittadini col termine “'e presón”. Oggi è sede dell'annuale mostra di presepi che attira appassionati e devoti della zona e non solo. All'interno, in quella che probabilmente era la cappella del palazzo, si trova un affresco raffigurante la Madonna in trono col Bambino (1509) attribuito a Boccaccio Boccaccini. Vi dipinse pure l'Aldiverti, all'inizio del XVII secolo.

Palazzo Comunale

Eretto anch'esso dagli estensi nel XIV sec., è sede del Municipio di Lendinara. La facciata in laterizio è divisa in due piani: quello inferiore consiste in un porticato ad arcate sorrette da colonne di marmo mentre il piano superiore è scandito da quattro finestre rettangolari. Tra le due finestre centrali è collocata una nicchia con una statua della Madonna col Bambino (1618) che riprende il simulacro della Beata Vergine del Pilastrello. Nel Seicento al Palazzo Comunale venne annesso l'adiacente edificio del Monte di Pietà del 1501. All'interno del palazzo si trova la “sala canoziana” nella quale si può ammirare la grata monacale lignea ad intaglio e traforo (1447 ca.) realizzata in stile gotico dai celebri fratelli lendinaresi Lorenzo e Cristoforo Canozi. Nella sala si trova anche l'interessante carta topografica di Lendinara di Gaspare Mazzante, risalente al 1690. Al piano inferiore si trova lo storico Caffè Maggiore che dà sulla loggia del Palazzo.

Torre dell'Orologio

Anticamente questa torre era una delle entrate della città-castello. Venne trasformata in torre campanaria e dotata di un grande orologio solo nel Seicento. È caratterizzara da una struttura quadrangolare, divisa in quattro piani ed è munita di merli. La porta è realizzata con un arco a sesto acuto.



Palazzo Ca' Dolfin-Marchiori e giardino romantico

Edificato nel Cinquecento, forse su progetto di Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio, è dotato di un ampio parco in stile romantico sul retro, nato dall'inventiva di Domenico Marchiori, pittore e poeta. Entrambe le facciate dell'edificio sono caratterizzate dalla presenza di numerose finestre architravate e a tutto sesto. È presente inoltre un elegante poggiolo a balaustra dal quale si affacciò Giuseppe Garibaldi per parlare alla folla nel 1866. Ma il palazzo annovera tra i suoi ospiti illustri anche il poeta Umberto Saba. Il parco è caratterizzato da una serie di canali, laghetti ed edifici in stile eclettico con riferimenti fantastici a realtà lontane. Ogni anno vengono organizzate visite guidate nel parco e sono state fatte anche delle escursioni naturalistiche notturne per conoscere la fauna del luogo. Il grande giardino infatti ospita lucciole, picchi, pipistrelli, upupe, martin pescatori, nitticore e aironi cinerini.

Palazzo Malmignati-Boldrin

Realizzato in stile ferrarese nella prima metà del XVI sec. per volere del cavaliere della Serenissima Vincenzo Malmignati, oggi è sede della Biblioteca Comunale, fondata nel 1787. È alle porte la trasformazione del palazzo nella Cittadella della Cultura che comprenderà oltre alla Biblioteca Comunale il Museo del Risorgimento. La facciata semplice e lineare, è organizzata in due ordini: il registro inferiore è caratterizzato da un alto zoccolo e da un grande portale ad arco sormontato dallo stemma della famiglia. L'ordine superiore viene delimitato da un cornicione dentellato e da una cornice marcapiano ed è caratterizzato dalla presenza di una classica loggia in marmo con poggiolo a balaustra, da un elegante trifora e da un cornicione in cotto. Un tempo la facciata era decorata anche da affreschi probabilmente dello Zelotti, che però oggi appaiono molto degradati.

Teatro Ballarin

Costruito nel XV sec. dagli Estensi, inizialmente era un deposito di vettovaglie. Veniva, infatti, chiamato “granaron” dalla popolazione. Solo nell'Ottocento venne ristrutturato e trasformato in teatro secondo il progetto di Antonio Foschini, architetto autore anche del teatro comunale di Ferrara. Dopo anni di abbandono e il rischio di essere abbattuto, negli ultimi anni è stato ristrutturato completamente ed oggi si presenta con tutta la sua eleganza nella suggestiva piazzetta in riva al fiume.

Palazzo Cattaneo

Il palazzo della nobile famiglia veronese, che ebbe la signoria sul paese fin dall'870, risale al Cinquecento. L'interno del palazzo è caratterizzato dal tradizionale schema veneziano con saloni centrali e stanze ai lati. Nel piano nobile le pareti sono decorate con affreschi che raffigurano scene di vita quotidiana e temi agresti. Vennero realizzati nel 1715 da G. Boschetti di Udine.

Palazzo Malmignati

Collocato lungo la riviera destra del fiume Adigetto, venne fatto edificare nel settecento dalla nobile famiglia ferrarese dei Malmignati. La facciata principale è scandita da cornici marcapiano in cotto e da molte finestre architravate disposte in modo simmetrico sui vari piani. Sul tetto è possibile notare quattro eleganti camini settecenteschi dotati di cupola in marmo. All'interno del palazzo, a pianta rettangolare, si trovano grandiosi saloni. Originariamente il palazzo e le adiacenze erano circondati da mura. Il giardino all'italiana ora si presenta con quattro aiuole verdi con al centro uno specchio d'acqua.

Palazzo Perolari-Malmignati

Si affaccia da destra sull'Adigetto anche Palazzo Perolari-Malmignati. Questo palazzo, di tipologia ferrarese, risale al XVI sec.. Dal 1923 è di proprietà del Comune al quale venne donato insieme al ricco archivio privato che conteneva. È caratterizzato da una facciata imponente dotata di un alto portone ad arco delimitato da bugnato in rilievo e pietra d'Istria, che si stacca dalle ali laterali in laterizio. La facciata posteriore, invece, è completamente in laterizio e si presenta più articolata. Vi si colloca un portale a tutto sesto sormontato da tre aperture centrali con poggiolo tra due finestre architravate. Oggi è sede di varie associazioni e in quello che era il terreno retrostante la villa si trovano gli impianti sportivi di Lendinara.

Casa dei Mario

In via del Santuario si trova la casa dove visse e morì Alberto Mario. Sulla facciata si trova una lapide che lo ricorda ed una seconda con un medaglione in bronzo, opera del melarese Policronio Carletti, che testimonia la generosità di Jessie White nel donare alla Società Operaia Maschile di Mutuo Soccorso il brolo di casa Mario al fine di costruire le prime case operaie.
Monumenti

Monumento a Giuseppe Garibaldi

   

 

 

 

Monumento a San Francesco d'Assisi
Monumento a Lorenzo Canozi
Monumento a Giuseppe Garibaldi
Monumento ad Alberto Mario
Monumento a Giuseppe Marchiori
Cippo a Mons. Ennio Giusberti
Monumento al donatore di sangue
Monumento "Il fucilato" dedicato ai Caduti della Resistenza
Cippo al mutilato e invalido di tutte le guerre
Monumento ai caduti di Nasiriyya
Monumento ai bersaglieri

Vari capitelli, edicole e sacelli, dedicati al culto popolare, sono dislocati lungo le vie principali e di campagna.

Che Tempo Fa

 

 

PRENOTAZIONI

 


Per info su disponibilità stanze e prenotazioni

contattare il numero

+39 345 0888804
 

oppure contattateci via mail: info@ilgiglioveneziano.it

Il Giglio Veneziano

Via A. Rossi 29
45026 - Lendinara (RO)

Cell. 345 0888804

Partita IVA 01302910292
Numero REA: RO - 144323

info@ilgiglioveneziano.it
ilgiglioveneziano@pec.it

Servizi

 

Dove Siamo