Monsélice (Monsełexe in veneto) è un comune italiano di 17.597 abitanti della provincia di Padova in Veneto, situato a sud del capoluogo.

Il conferimento del titolo di città a Monselice risale al 7 giugno 1960. I quartieri di Monselice sono: Centro, Montericco, Carmine, San Martino, Costa Calcinara (o Redentore), Marco Polo, San Giacomo (o Frati); invece le frazioni di Monselice sono: Ca' Oddo, Marendole, Monticelli, San Bortolo e San Cosma.


Storia

Il significato di "Monselice" deriva da mons silicis, in relazione all'estrazione della pietra dal colle attorno a cui si stende il paese, o da "mons elicis" (monte delle selci), da una specie presente sullo stesso colle, o ancora monte di selce a causa delle cave di selce sui colli circostanti

I primi insediamenti nel territorio sono assai antichi. Le due leggende che vorrebbero Monselice fondata da Ossicella, un compagno di Antenore, o da Egina, regina della Rocca, in qualche modo accreditano tale affermazione. Numerosi reperti archeologici attestano altresì la presenza almeno di una stazione preistorica sviluppatasi tra l'età del ferro e quella del bronzo.

La felice posizione di centro al punto di intersezione tra importanti arterie stradali e vie d'acqua favorì un insediamento abbastanza precoce. La nascita di Monselice come nucleo cittadino risale al V-VI secolo ed è dovuta ad una prima fortificazione del colle della Rocca da parte dei bizantini, fortificazione che si rivela importante sul piano della strategia difensiva. Le strutture esistenti vengono ulteriormente potenziate dopo l'invasione dei franchi, e si compongono, attorno all'anno mille, di un tessuto abitato discontinuo sulle pendici della Rocca e di un nucleo difensivo a guardia del ponte sull'antico fiume Vigenzone, che passava ai piedi della collina.

La città è menzionata da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum come una delle poche città della Venetia (assieme a Padova e Mantova) a non essere occupate da Alboino tra l'estate e l'autunno del 569. Sicuramente in città si trovava una guarnigione bizantina.

Dopo la caduta di Padova nel 601, anche Monselice fu conquistata nel 602 dai longobardi di Agilulfo[4].

Nell'XI secolo un aumento della popolazione locale favorisce nuovi insediamenti abitativi e alla metà del XII secolo Monselice viene elevata al rango di Comune, entrando nel XIII secolo sotto la giurisdizione di Ezzelino III da Romano. Questi, vicario in terra veneta dell'imperatore tedesco Federico II, amplia e perfeziona il sistema di mura, che viene a chiudere completamente il centro abitato. Si devono inoltre ad Ezzelino la ristrutturazione del Mastio sulla sommità della Rocca, la costruzione della Torre civica e l'edificazione del Palazzo oggi detto appunto "di Ezzelino", che costituisce parte importante del Castello di Monselice. Le proprietà degli Ezzelini furono certosinamente accertate, censite e documentate dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta nel 1260.

All'inizio del XIV secolo la città è al centro di un'aspra contesa militare fra il vicario imperiale Cangrande della Scala, signore di Verona, e la signoria dei Carraresi di Padova. Nel 1327 i Carraresi si impadroniscono definitivamente di Monselice e ne fanno l'avamposto difensivo di Padova verso sud. In questa strategia viene ampliato e ulteriormente fortificato l'impianto delle mura di Ezzelino, che assumono nella seconda metà del XIV secolo la loro configurazione definitiva: una cerchia esterna provvista di torri e di monumentali porte di accesso e quattro cerchie interne, che risalgono la Rocca fino al torrione sulla vetta.
Ingresso del santuario di Villa Duodo.
Ingresso di Cà Nani Mocenigo.

Ma il momento di massima capacità difensiva della città coincide con l'inglobamento, avvenuto nel 1405, di Monselice nel territorio della Repubblica di Venezia, la cui vocazione era maggiormente indirizzata sia ai traffici e ai commerci, che alla pratica militare. La città comincia così gradatamente a perdere la sua funzione difensiva e si avvia a diventare centro di soggiorno e di villeggiatura per le nobili famiglie veneziane. Tra il '400 e il '500 sulla struttura urbanistica medioevale si innestano elementi rinascimentali. Le famiglie nobili veneziane acquistano ampie proprietà terriere in centro e nelle campagne circostanti. La famiglia Marcello prende proprietà del palazzo di Ezzelino e ne amplia e arricchisce la costruzione; la famiglia Duodo si insedia sul lato sud della Rocca e realizza splendide architetture arrivate intatte ai giorni nostri; la famiglia Nani costruisce l'omonima villa. Il centro urbano si arricchisce di elementi barocchi con la costruzione della Loggia del Monte di Pietà, la ristrutturazione della chiesa di San Paolo, i palazzi Fezzi e Branchini; altre famiglie veneziane costruiscono le loro ville appena fuori delle porte urbane e prosegue anche l'insediamento nelle campagne circostanti.

L'Ottocento vede la città di Monselice affacciarsi all'epoca moderna. Nella logica ottocentesca le mura e le torri della città fortificata medioevale vengono considerate un ostacolo all'espansione urbana; alla metà del secolo viene così abbattuto parte del perimetro esterno delle mura e le monumentali porte di accesso della città. Agli occhi dei visitatori dei giorni nostri si presentano comunque ampie testimonianze della città medioevale come la Torre Civica, buoni tratti di mura e soprattutto il monumentale complesso del Castello, ed è prevalentemente intatto il patrimonio edilizio del periodo veneziano.

Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, la quindicenne Ida Brunelli Lenti di Monselice si rese protagonista di uno degli episodi più rimarchevoli di spontanea resistenza civile italiana all'Olocausto. Entrata giovanissima a servizio di una famiglia ebrea ungherese allora residente a Castiglion Fiorentino (Arezzo) si trovò a fare da mamma a tre bambini di pochi anni più giovani di lei, dopo che alla morte del loro padre (richiamato alle armi in Ungheria nel 1942 e mai più tornato) si aggiunse improvvisa per malattia quella della loro madre nel gennaio 1944. Ida Brunelli non si perse d'animo: tenne nascosta a tutti l'identità ebraica dei bambini e li condusse con sé dalla propria madre a Monselice. Continuò a curarsi regolarmente dei bambini anche quando fu trovata per loro una sistemazione sicura in un istituto cattolico. Subito dopo la Liberazione si mise in contatto con la Brigata Ebraica accompagnando di persona i ragazzi fino al loro imbarco a Napoli per la Palestina. Per questo straordinario impegno di solidarietà, il 24 febbraio 1993, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a Ida Brunelli Lenti l'alta onorificenza dei giusti tra le nazioni.[5].
Simboli

Le insegne del Comune sono costituite dallo stemma araldico e dal gonfalone. Lo stemma, riconosciuto con D.P.C.M. 7.6.1960, è così raffigurato "di azzurro, al monte di verde circondato da tre cinte di mura di rosso, merlate alla ghibellina, ciascuna aperta di nero con portale d'argento e munita di due torrioni disposti verso i fianchi dello scudo, merlati di tre, la cinta più elevata munita anche di un torrione centrale, Ornamenti esteriori da Città". Il gonfalone, riconosciuto con D.P.C.M. 11.9.1960, è costituito da: "un drappo partito di rosso e bianco, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello stemma civico con l'iscrizione centrata in oro: Città di Monselice. Le parti di metallo e i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dai colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolori dai colori nazionali, frangiati d'oro".
Monumenti e luoghi d'interesse
Il Castello di Monselice
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Monselice.
Parco Buzzaccarini
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Boschetto dei Frati.
Architetture religiose
Duomo Nuovo di San Giuseppe Operaio

Il problema della sede più centrale della grande parrocchia del centro di Monselice fu risolto con la costruzione di un nuovo Duomo, dedicato a S. Giuseppe Operaio che sostituì la Chiesa di Santa Giustina sulla Rocca.

Imponente costruzione moderna, che si svolge su pianta centrale a croce latina nel cui centro si innalza una guglia con pinnacolo. Una guglia quadrata alta 37 m del diametro di metri 20, motivo dominante nella costruzione, un susseguirsi di finestre verticali in vetro colorato. La lunghezza della croce è di m. 61,50; la larghezza delle due braccia m. 35. Sotto la Chiesa si svolge la cripta vasta quanto tutta la costruzione.

Durante i lavori nuovi lembi del territorio parrocchiale in seguito al rapido aumento della popolazione furono staccati per costituire le parrocchie del Carmine (28 novembre 1950), S Giacomo (8 dicembre 1966) e S. Salvaro (25 dicembre 1967).
Antica pieve di Santa Giustina (o Duomo Vecchio)
Facciata della Pieve di Santa Giustina

Il duomo vecchio, dedicato a Santa Giustina, è una costruzione romanico-gotica costruita a partire dal 1239-1250, consacrata nel 1256, quando era ancora incompiuta, e terminata probabilmente entro la fine del secolo. La facciata in pietra e cinque paraste di mattoni (elementi romanici) è corredata di un rosone, due bifore e protiro con arco acuto di ispirazione gotica. Il campanile è in stile romanico lombardo. L'interno, ad aula unica e soffitto a capriate lignee, termina con tre absidi di cui la centrale ha una volta a crociera. L'abiside centrale e sinistra recano il polittico di Santa Giustina e la Madonna dell'umiltà, rispettivamente, dipinti di scuola veneziana del XV secolo. Nel 1361 presso la pieve di Santa Giustina Francesco Petrarca ricevette un beneficio di canonico.
Santuario delle Sette Chiesette

Ideato e costruito da Vincenzo Scamozzi su commissione dei nobili veneziani Duodo tra il 1605 e il 1615. In quello stesso periodo i Duodo fecero costruire sei cappelle, lungo il pendio del colle, ottenendo da papa Paolo V la concessione delle stesse indulgenze accordate ai pellegrini che si recavano in pellegrinaggio alle sette basiliche maggiori in Roma. L'arco d'ingresso all'area sacra del Santuario Giubilare delle Sette Chiesette, costruito nel 1651, è chiamata la "Porta Romana" o "Porta Santa" dove l'iscrizione Romanis basilicis pares ricorda il collegamento con il pellegrinaggio alle basiliche romane. Le sei cappelle ospitano cinque pregevoli pale di Jacopo Palma il Giovane mentre in quella cointitolata ai santi Pietro e Paolo, vi è una pala attribuita al pittore bavarese Johann Carl Loth.
Oratorio di San Giorgio (la Settima Chiesetta)
Oratorio di San Giorgio

Il santuario di San Giorgio, detto dei Santi, è il punto d'arrivo della via sacra. Nel 1651 vennero traslati da Roma i corpi di tre martiri e numerose reliquie. L'interno, affrescato da Tommaso Sandrini, è abbellito anche da un pregevolissimo paliotto d'altare in intarsio marmoreo e pietre dure uscito dalla maestria della bottega dei Corberelli. La chiesa è meta di migliaia di visitatori e devoti per la festa di San Valentino che si celebra il 14 febbraio durante la quale un sacerdote impartisce la benedizione ai bambini e adulti e consegna loro una "chiavetta d'oro".
Chiesa di San Martino
Chiesa di San Tommaso
Chiesa del Carmine
Chiesa di San Giacomo
Chiesa di Santo Stefano
Museo San Paolo
Architetture civili
Piazza Mazzini con la duecentesca torre civica
Mastio Federiciano (la Rocca)

In cima al colle sono conservati i resti dell'imponente mastio, il Torrione, voluto dall'imperatore Federico II di Svevia nella prima metà del XIII secolo. A base troncopiramidale, la struttura difensiva era organizzata su più livelli.
Torre civica
Palazzo e Loggetta del Monte di Pietà

Edificio di impianto quattrocentesco, ospitava in epoca veneziana il Monte di Pietà. Nel '600 venne aggiunta la Loggia, con colonne di ordine dorico e un'articolata scalinata a balaustre. Oggi è sede dell'Ufficio Accoglienza Turistica e della Biblioteca comunale.
Villa Duodo
Villa Contarini

Sorge lungo il canale Bisatto, la villa è citata nei documenti già nel 1581. L'interno decorato con pregevoli stucchi settecenteschi, rispecchia il tipico impianto delle ville venete. Conserva antichi e notevoli lampadari di vetro policromo di Murano. Attualmente è una Pizzeria.
Villa Emo
Villa Emo a Rivella

Probabilmente su progetto dall'architetto Vincenzo Scamozzi verso la fine del XVI secolo[6], la villa fu all'inizio di proprietà della famiglia Contarini, per poi passare ai Maldura ed infine agli Emo Capodilista.
Villa Pisani
Villa Pisani

La villa fu realizzata intorno alla metà del Cinquecento per conto di Francesco Pisani ed è attribuita al padovano Andrea da Valle (in precedenza era stata attribuita ad Andrea Palladio, che in quel periodo era impegnato nella realizzazione della Villa Pisani a Montagnana)[7]. La presenza di da Valle è documentata a Monselice attorno al 1559 per lavori al convento di San Giacomo. Conserva al suo interno pregevoli affreschi attribuiti a Giovanni Battista Zelotti. L'edificio, utilizzato come sede di manifestazioni culturali, ospita il lapidario romano monselicense.
Villa Nani-Mocenigo

La villa Nani Mocenigo fu costruita dal patrizio veneziano Agostino Nani verso la fine del XV secolo e fu ampliata durante il secolo successivo. È un edificio massiccio con un'ampia scala a terrazze e numerose statue che conduce al ninfeo di scuola palladiana. Le mura di cinta sono sormontate da statue di nani, chiara allusione al nome della famiglia.
Castello di Lispida
Antico monastero di origini medievali. Abbandonato nel 700’ venne inseguito acquistato a fine secolo dai conti Corinaldi i quali lo trasformarono in una vera e propria tenuta. Durante l'ultimo anno della prima guerra mondiale il castello ospitò il quartier generale del re Vittorio Emanuele III. Restò di proprietà della famiglia Corinaldi fino al 1930 anno in cui venne venduto alla famiglia Sgaravatti dal conte Leopoldo e dalla contessa Maria Nazle, di origini armene scampata dal genocidio.

Altre info su https://it.wikipedia.org/wiki/Monselice e www.monseliceturismo.it

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